Luca Abete a Radio Roma: «Siamo tutti eroi quotidiani: cadiamo, ci rialziamo e continuiamo a scrivere la nostra storia»
Ospite di Radio Roma, Luca Abete – ideatore della campagna sociale motivazionale #NonCiFermaNessuno – ha tracciato un bilancio sull’edizione 2025 del tour universitario che ha coinvolto otto Università e oltre 3mila studenti sparsi in tutta Italia. «Siamo tutti, a modo nostro, piccoli eroi quotidiani – dice Abete -. #NonCiFermaNessuno non è soltanto il nome della campagna sociale che da 11 anni porto avanti nelle Università, ma è diventato un vero e proprio grido di battaglia per tutti italiani che non si arrendono, che cadono, si rialzano e trovano sempre un modo per andare avanti».
Sul rapporto con i ragazzi e le storie che vengono fuori in aula: «Mi sento un po’ come il cugino maggiore che li raduna in aula: gli studenti arrivano curiosi, vogliono capire se è davvero come vedono sui social. In aula trovano un microfono libero, senza filtri, dove poter raccontare sé stessi. I ragazzi non cercano adulti che vogliono impartire lezioni di vita. Io entro in aula, racconto di quando avevo la loro età, delle mie cadute, dei miei errori. E, a quel punto, si aprono anche loro. Vengono fuori storie bellissime: racconti di fragilità, di disagio, come l’anoressia o i brutti pensieri che affiorano senza essere invitati, ma anche storie di riscatto e di resilienza. Alla fine emerge un mosaico ricchissimo di esperienze che alimenta un flusso continuo di ispirazione. Forse è proprio questo che cercano i ragazzi: uno scambio autentico. Non qualcuno che parli dall’alto, ma qualcuno che ascolti davvero.
Il mio messaggio ai ragazzi? «La vita è come un film: dobbiamo imparare a viverla. Un film in cui al protagonista va sempre tutto bene è noioso – conclude Abete -. La storia più bella è quella in cui cade, soffre, piange, combatte e poi si rialza. È quel film — imperfetto e coraggioso — che ci ispira, perché vogliamo vedere come va a finire. Bisogna sapersi fermare. Ci sono soste utili e soste inutili. Fermarsi per paura serve a poco, fermarsi per metabolizzare un percorso insoddisfacente, per analizzare gli errori e ripartire più forti, invece, è fondamentale».
